Utilizzato per :

  • RESURFACING (Lifting non chirurgico – Ringiovanimento)
  • VERRUCHE
  • XANTELASMA
  • NEOFORMAZIONI BENIGNE
  • BLEFAROLIFTING
  • MACCHIE CUTANEE
  • CODICE A BARRE

Il RESURFACING con il FELC – PLEXR e E.A.S.T. (Elettrical Arc Sublimation Therapy), può essere condotto su aree non contigue senza pericolo di discromie tra le zone trattate e l’area circostante.
Per dirla meglio, possiamo “pulire” una parte di una macchia cutanea (cloasma o anche una macchia senile o delle efelidi), per poi continuare, in un secondo momento, con le parti circostanti.

Con il PLEXR e F.E.L.C. se la zona lo consente si potra addirittura intervenire solo sui corneociti superficiali senza avere formazione di croste dopo l’intervento.

Inoltre, proprio per evitare che si formino croste troppo larghe, che involontariamente potrebbero rompersi nel sonno, si cerca di interromperle, per continuare sulla stessa parte nelle sedute successive.
Nei casi dove e’ necessario approfondire la lesione vedremo che la caduta della crosta avverra’ tra i tre ed i dieci giorni, a seconda dei casi.

Non si avranno mai delle macchie chiare in sede di intervento, non si scotteranno i melanociti dermici, anche asportando dei grossi nei pigmentati.
Inoltre potremo evitare di mettere punti di sutura o fare medicazioni dopo l’intervento, visto che con il PLEXR e F.E.L.C., non si provoca alcun tipo di ferita sanguinante, i tessuti sono ben asciutti, la parte potrà essere toccata subito appena finito l’intervento, visto che risulta esangue e quasi “guarita”.
Questo, specialmente nel caso di nei, fibromi, verruche, xantelasmi ed altre lesioni in rilievo, risulta particolarmente utile, al fine di levigare perfettamente la parte rispetto ai tessuti circostanti.

I tessuti scarsamente conduttori sono difficili da trattare con la diatermochirurgia.
La corrente diatermica segue il percorso elettrico più breve, il più delle volte non desiderato.
I tessuti disidratati (strato corneo superficiale, corno corneo, ecc.) con la diatermochirurgia si comportano da isolanti impedendo di raggiungere il fondo della lesione. Inoltre, la depolarizzazione delle terminazioni nervose libere, determina una sgradevole sensazione di scarica elettrica che rende necessaria un’anestesia locale.

Gli apparecchi per diatermochirurgia non tengono conto delle differenze di conduttanza dei tessuti
Ad esempio, un tiloma, una verruca vulgaris o una seborroica sono cattivi conduttori, quindi difficili da trattare, mentre la cute e i vasi sono buoni conduttori, facili da trattare.
Durante un intervento di diatermochirurgia, a parità di potenza, i tessuti distrutti sono quelli maggiormente conduttori.

L’incremento termico nei tessuti da operare dipende dalla reattanza del tessuto, cioè dalla resistenza elettrica alle correnti alternate, dalla durata in millisecondi dei singoli impulsi (duty cicle), dalla tensione applicata, dalla superficie di contatto (calibro e lunghezza dell’ago), dalla conduttanza termica del tessuto, intesa come capacità di dissipare il calore prodotto dal passaggio di corrente.

Questa tecnica, tenuto conto di quanto su esposto, consente di intervenire splendidamente sia su tessuti cattivi conduttori sia su tessuti normoconduttori (Esempio: macchie cutanee, nevi, condilomi, verruche, fibromi, rughe), semplicemente cambiando tipo di sonda, senza causare avvallamenti, discromie, e, molto importante, senza dover praticare un’anestesia, tranne che per particolari tipologie d’intervento. La parte trattata, inoltre, si raffredda automaticamente per evaporazione dei liquidi lesionali durante l’intervento (nel caso di patologie a conduttanza elettrica uguale a quella dei tessuti sani), non surriscaldando i tessuti circostanti.